Non si è trattato di un’impresa sportiva: prima di questa viaggio Daniele aveva percorso in bici circa 1000 chilometri mentre il figlio Riccardo ha iniziato a pedalare per percorrere il Cammino di Santiago.
Daniele Errico, nato nel 1965, è un fotografo a cui piace viaggiare: “se hai paura non viaggi, non è il viaggio che ti fa sentire libero, è la consapevolezza della paura che libera il tuo spirito”.
“I ritmi della vita sono troppo veloci e credo fermamente che ci sia la necessità di rallentare”. - mi ha raccontato - “Nel 2014 con mio figlio, siamo partiti in bicicletta e da Brindisi abbiamo raggiunto Santiago di Compostela dopo 3600 chilometri percorsi in 48 giorni. I giorni più belli della mia vita. Abbiamo inseguito il sole per quasi due mesi, abbiamo pedalato in tre paesi diversi (Italia, Francia e Spagna) sotto un unico cielo”.
Il viaggio è stata l’occasione per recuperare un rapporto perduto.
“Ci siamo chiesti scusa, soprattutto io ho chiesto scusa, per il padre che sono stato”. - mi ha confidato Daniele - “Mio figlio Riccardo ha capito che essere genitori non è così facile come può sembrare. L’incapacità di ricoprire un ruolo ti porta ad indossare una maschera. Non si nasce padre o madre, lo si diventa accompagnando il proprio figlio lungo la strada della vita”.
Da sempre nel mio essere ciclista trovo delle similitudini tra questo sport e vari aspetti della vita. E questo mio pensiero ha trovato conferma nelle parole di Daniele.
“La verità bisogna saperla affrontare come si affrontano le salite: con un rapporto agile, una pedalata dopo l’altra, senza fretta, con il proprio ritmo e tutto è raggiungibile.Per 48 giorni ci siamo sentiti liberi in albe sconfinate e abbiamo trovato soddisfazione nel raggiungimento di un traguardo che ci eravamo prefissati, arrivare a Santiago. Però, il vero traguardo per un viaggiatore, non è arrivare, ma viaggiare. Perché il viaggio è la vita e la vita, troppo spesso, la si sopravvive soltanto. Il viaggio ti porta a vedere il mondo in modo diverso. Guardi il mondo e scopri te stesso. Guardi te stesso e scopri il mondo. Ci si ricollega a quella energia primitiva della natura, che nella vita quotidiana viene soffocata dalle innumerevoli cose senza senso, che diventano la ragione della vita stessa. Io ho portato mio figlio, la mia lumachina, dove una volta si pensava finisse il mondo e dove molti, hanno incominciato una nuova vita. Spero che per lui ci sia sempre un sole da rincorrere e nuove sfide da affrontare, per non morire ogni giorno un po', nel tedio di una vita non vissuta”.
Dopo questa esperienza Daniele ha scritto un libro "Escargot - In cammino con mio figlio".
Per chi volesse maggiori informazioni:
sito: www.escargotthebook.com
pagina fb: scattiadueruote
cell: 348.5255980
mail: rontolo@gmail.com
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