Poi, navigando su YouTube, ho visto un’intervista del giornalista Paolo Colombo al corridore. Di Luca mi è apparso un uomo profondamente segnato dalle sue vicissitudini, stanco e sincero. Mi sono incuriosito e per questo ho deciso di leggere l’e-book.
Il libro parla solo di doping? No! Non parla solo di doping.
L’abruzzese racconta il mondo del ciclismo professionistico a 360°. Dipinge uno scenario plausibile, che non lascia sconvolto chi quest’ambiente lo conosce o chi, anche solo marginalmente, lo frequenta o l’ha frequentato.Racconta delle sue vittorie e delle sue sconfitte sportive. Racconta il suo rapporto travagliato con la Nazionale, con i CT e con molti colleghi. Racconta particolari inediti (almeno ai miei occhi). Dal suo racconto emerge come il ciclismo sia cambiato negli anni: da sport “artigianale” e locale a sport globalizzato.
Parla del suo medico Carlo Santuccione, del suo preparatore Sandro Callari, del suo gregario di fiducia Alessandro Spezialetti e del suo avvocato Ernesto Di Toni.
Racconta la sua vita privata e il rapporto con la moglie.
Ho avuto l’impressione che parlasse di queste persone con molte riconoscenza, dicendogli quasi: grazie di essermi stati vicini nonostante tutto. Nonostante fossi Danilo Di Luca.
Ammette a più riprese come il suo carattere irruento gli abbia causato solo problemi.
L’impressione che ho avuto è che si sia messo a nudo con sincerità: parlare pubblicamente dei propri fallimenti, nel suo caso sia umani che sportivi, non è facile. E lui l’ha fatto.
A chi consiglio di leggere il libro? A chi senza pregiudizi vuole farsi raccontare da un ciclista di alto livello com’è dall’interno il mondo del professionismo e quali logiche ed interessi ci sono dietro (è la versione di Di Luca, sia chiaro).
A chi sconsiglio di leggere il libro? A chi pensa che abbia scritto questo libro solo perchè ormai fuori dai giochi e senza nulla da perdere. A chi ritiene che stia “sputando nel piatto in cui ha mangiato”


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